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La nascita prematura, definita come la nascita prima della trentasettesima settimana di gestazione, rappresenta l’11,1% di tutte le nascite di bambini vivi nel mondo. Sebbene la mortalità dopo il parto pretermine sia notevolmente diminuita, i neonati prematuri continuano ad avere tassi molto elevati di difetti dello sviluppo neurologico con conseguente disabilità, tra cui gravi disturbi motori come la paralisi cerebrale.

Lesioni cerebrali, quello che sappiamo oggi

L’eziologia delle lesioni cerebrali a cui sono soggetti, in alte percentuali, i bambini nati pretermine, è solo parzialmente compresa, ma è ampiamente considerata multifattoriale.

Lo sviluppo di lesioni cerebrali può essere influenzato da molti fattori, tra cui l’asfissia perinatale, l’infezione, l’infiammazione, l’ipossia cronica, l’esposizione alla ventilazione meccanica e una varietà di trattamenti con potenziali effetti collaterali, inclusi anticonvulsivanti e glucocorticoidi prenatali e postnatali.

Attualmente le opzioni di trattamento sono molto limitate e lo sviluppo di terapie per le lesioni cerebrali nel neonato pretermine è particolarmente complesso data l’ampia gamma di fenomeni potenzialmente dannosi a cui i feti prematuri e i neonati possono essere esposti prima, durante e dopo la nascita.

Ogni bambino, infatti, può essere esposto a diverse combinazioni di questi fattori e quindi il trattamento deve necessariamente essere adattato ai diversi agenti etiologici che hanno causato la lesione.

Il trattamento delle lesioni cerebrali nei prematuri rappresenta una grande sfida per il mondo medico e scientifico.

Attualmente le terapie sono principalmente di supporto con uno scarso effetto in termini di protezione del cervello immaturo o di riparazione delle lesioni. Ad esempio, è plausibile che l’ipotermia terapeutica possa alleviare il danno cerebrale dopo l’asfissia perinatale acuta ma non l’ipossia cronica.

Le nuove opportunità terapeutiche oggetto di studi clinici

Negli studi clinici, il solfato di magnesio è stato associato a una piccola ma significativa riduzione del rischio di paralisi cerebrale e disfunzioni grosso-motorie nella prima infanzia, ma il follow-up a lungo termine fino ad oggi non ha mostrato un miglioramento degli esiti neurologici nei bambini in età scolare.

Invece l’eritropoietina ricombinante, la melatonina, la vitamina D e le cellule staminali del cordone ombelicale hanno dimostrato un importante ruolo neuro-protettivo nei neonati prematuri.

Quello che possono fare le cellule staminali

Le cellule staminali del cordone ombelicale si propongono, ad oggi, come un ottimo candidato per il trattamento delle lesioni cerebrali. I dati attualmente disponibili suggeriscono che le cellule del cordone ombelicale esercitano la loro attività neuro-protettiva grazie alle loro proprietà antinfiammatorie ed immunomodulatorie e soprattutto alla loro capacità di riparare e rigenerare i tessuti.

Le cellule cordonali possono migliorare il recupero neurologico rilasciando una serie di importanti fattori neurotrofici (ad es. BDNF e IL-6), fattori angiogenici (ad es. angiogenina) e altri fattori solubili che insieme, possono ridurre la morte cellulare promuovendo la neurogenesi endogena e l’angiogenesi, favorendo così la ricostituzione dei neuroni.

I primi studi preclinici condotti in modelli animali hanno mostrato che la somministrazione di sangue cordonale 24h dopo il danno causato dall’interruzione di ossigeno e/o dall’ipossia inalatoria è in grado di promuovere la riparazione dei tessuti, migliorando il quadro cognitivo e la proliferazione delle cellule staminali nervose endogene. Infine, l’infusione endovenosa di cellule staminali mesenchimali derivate dal sangue del cordone ombelicale ha anche dimostrato una riduzione del danno della sostanza bianca e dell’infiammazione cerebrale.

Queste evidenze scientifiche ci suggeriscono che l’infusione di cellule cordonali offre un approccio terapeutico promettente per il trattamento delle lesioni cerebrali prenatali; tuttavia saranno necessari ulteriori studi per determinare la sicurezza, la dose ottimale, la finestra temporale per la somministrazione e le conseguenze a lungo termine di tale terapia. Le cellule staminali, ancora una volta, dimostrano di avere un ruolo centrale nella ricerca per il trattamento di patologie a cui fino a poco tempo fa era impensabile poter trovare adeguate terapie.

 

Fonti:

– Umbilical cord blood cells for the treatment of preterm white matter injury: Potential effects and treatment options Han Qiu, Tianyang Qian, Tong Wu, Xiaoyang Wang, Changlian Zhu, Chao Chen, Laishuan Wang First published: 18 November 2020 https://doi.org/10.1002/jnr.24751

– Preventing Brain Injury in the Preterm Infant—Current Controversies and Potential Therapies. Nathanael Yates,1,2 Alistair J. Gunn,3 Laura Bennet,3 Simerdeep K. Dhillon,3 and Joanne O. Davidson3. Int J Mol Sci. 2021 Feb; 22(4): 1671