Ogni anno, migliaia di genitori si trovano davanti a una scelta importante alla nascita del loro bambino: conservare o no il sangue cordonale. Troppo spesso, per disinformazione o sottovalutazione, questa fonte preziosa di cellule staminali ematopoietiche (CSE) viene scartata come un semplice rifiuto biologico. In realtà, può fare la differenza tra la malattia e la guarigione.
Patologie secondarie in aumento: quanto è concreta la possibilità di utilizzo?
Contrariamente a quanto si pensa, le CSE cordonali non servono solo per rare malattie genetiche. Al contrario, trovano impiego clinico consolidato in patologie acquisite, cioè sviluppatesi nel corso della vita a causa di mutazioni somatiche, esposizioni ambientali o trattamenti oncologici.
Incidenze reali nella popolazione:
- Leucemie: 1 caso ogni 2.500 persone, con incidenza in crescita tra bambini e adulti over 50
- Linfomi: oltre 14.000 nuovi casi l’anno in Italia (fonte: AIRTUM)
- Anemia aplastica acquisita: 2-5 casi ogni milione, spesso post-virale o post-farmaco
- Immunodeficienze acquisite: sempre più frequenti in età adulta per farmaci immunosoppressori, trapianti, infezioni croniche
- Sindrome mielodisplastica post-chemioterapia: frequente dopo trattamenti oncologici, specie nei bambini
Il Ministero della Salute (G.U. 303/2009) riconosce formalmente l’efficacia delle CSE cordonali in queste patologie, molte delle quali non genetiche, con base acquisita o secondaria.

Medicina rigenerativa: nuovi orizzonti terapeutici per patologie neurologiche
Oltre al trapianto ematologico, il futuro delle CSE è nella medicina rigenerativa. Studi clinici avviati in Europa e negli Stati Uniti stanno valutando l’uso di sangue cordonale per:
🧠 Paralisi cerebrali infantili – Studi su bambini trattati con infusioni autologhe hanno mostrato miglioramenti nella funzione motoria e nello sviluppo neurocognitivo.
🧬 Sclerosi multipla – I trapianti di cellule staminali, inclusi quelli da sangue cordonale, sono in fase di sperimentazione avanzata per riparare la mielina danneggiata e modulare il sistema immunitario.
❤️ Cardiopatie congenite e ischemiche, diabete di tipo 1, lesioni spinali, autismo: sono solo alcune delle patologie oggetto di studi in corso.
Conservare oggi significa accedere domani a cure che oggi non esistono ancora, ma che saranno realtà nel giro di pochi anni.
Conservazione privata: una scelta che tutela tutta la famiglia
Scegliere la conservazione privata del sangue cordonale significa:
- Avere accesso immediato e sicuro a un campione compatibile in caso di bisogno
- Garantire una risorsa terapeutica anche per fratelli e familiari consanguinei
- Evitare lunghe attese nei registri pubblici o l’assenza di compatibilità
- Investire in cure future oggi in fase avanzata di sperimentazione clinica
Al contrario, nel sistema pubblico italiano, la donazione è anonima e non vincolata alla famiglia, rendendo impossibile riottenere il campione in caso di necessità personale.

Non buttare ciò che un giorno potrebbe salvare tuo figlio
Il sangue cordonale è una delle poche opportunità che abbiamo alla nascita per “congelare salute futura”. È indolore, sicura, non invasiva e può offrire una seconda possibilità di vita in caso di malattia.
Conservarlo privatamente non è un atto di egoismo, ma una scelta di responsabilità e lungimiranza per tutelare il proprio bambino e la propria famiglia in un mondo dove le patologie acquisite sono sempre più frequenti e le soluzioni sempre più vicine.
Fonti:
Ministero della Salute, DM 18 novembre 2009 – G.U. n. 303/2009
AIRTUM – Associazione Italiana Registri Tumori
PubMed – Clinical trials on cord blood stem cells for cerebral palsy and multiple sclerosis
European Blood and Marrow Transplant Group (EBMT) reports
Duke University Medical Center – Trials on autologous cord blood for neurodevelopmental disorders