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A dimostrazione di come continuano i progressi scientifici nell’ambito delle cellule staminali, si apprende dal sito dell’Associazione Piera Cutino di un riconoscimento attribuito alla dottoressa Lia Di Stefano da parte della Società Italiana di Talassemie ed Emoglobinopatie (SITE), durante il congresso “Il Futuro delle Emoglobinopatie”, svoltosi a Brindisi lo scorso settembre. La ricerca della dottoressa riguarda l’espansione in-vitro delle cellule staminali da sangue del cordone ombelicale, con l’obiettivo di riuscire in futuro a curare i bambini già alla nascita ammalati di beta-talassemia o di anemia falciforme, ricorrendo alle loro stesse cellule staminali contenute nel proprio cordone ombelicale.

In pratica, si apprende dal suddetto articolo: “Questo materiale alla nascita verrebbe gettato e non potrebbe essere neppure donato ad una banca di sangue cordonale poiché le cellule staminali contengono il difetto genetico, invece queste potrebbero essere “corrette” in laboratorio e congelate per essere trapiantate nel paziente appena l’età lo consente e curare così la sua malattia. Uno degli ostacoli da superare è che il numero di cellule staminali contenute in unità raccolta da cordone a volte non sono sufficienti per un trapianto di midollo osseo anche in età pediatrica. Quindi si punta con tale progetto ad espandere in provetta le cellule staminali, mantenendone la funzione di riprodurre tutti i tipi di cellule del sangue. I risultati ottenuti mostrano che le cellule si possono espandere sino a 10 volte, in condizioni di coltura a breve termine (6-7giorni) e che la manipolazione cellulare non modifica le molecole presenti in superficie. Inoltre le cellule espanse e seminate in un terreno semisolido (come fosse midollo osseo) formano colonie di progenitori ematopoietici per tutti i tipi di cellule presenti nel sangue. Si sottolinea che questi risultati sono “preliminari” e che saranno necessarie ulteriore sperimentazioni, tuttavia, gettano le basi per impostare future opportunità di trattamento non solo della talassemia e delle emoglobinopatie, ma anche per altre malattie genetiche che determinano deficit immunitari, enzimatici della coagulazione, della sintesi o della degradazione di molecole fondamentali per il funzionamento della cellula”.

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