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Il trapianto con cellule staminali autologhe (donatore e ricevente sono la stessa persona) da cordone ombelicale rappresentano opportunità mediche in cui la realtà si intreccia con nuove possibilità. I ricercatori continuano a verificare quali altre opportunità applicative si possono raggiungere. Tra i più recenti casi che rivelano quali percorsi sta battendo la comunità scientifica e medica (riportato dal sito salus.it), vi è la vicenda della bimba italiana di tre anni, con paralisi cerebrale dalla nascita, ammessa al trial clinico del Medical Center della Duke University (North Carolina, USA). La piccola è stata sottoposta a un trapianto delle sue cellule staminali cordonali, conservate alla nascita in una biobanca privata. I primi risultati significativi del trattamento si dovrebbero evidenziare nell’arco di 18 mesi.

Il caso dimostra ancora una volta quale importanza rappresentino nella comunità scientifica internazionale le cellule staminali nel trattamento e nella ricerca di cure per malattie oggi considerate incurabili o trattabili solo con farmaci che non risolvono il problema ma tentano di attenuare sintomi e disagi del paziente.

Si ricorda che al di là di quello che per ora si può definire “sperimentale”, vi sono oggi alcune certezze: il trapianto di HSC (cellula staminale ematopoietica) autologa è efficace nel trattamento del mieloma, linfomi ed alcune forme di leucemia acuta; mentre il trapianto di HSC allogenica (donatore e ricevente sono soggetti diversi) consente la cura delle leucemie acute e croniche, delle emoglobinopatie, delle immunodeficienze e di malattie congenite del metabolismo o dello sviluppo osseo.

Donare o conservare le cellule staminali cordonali quando nasce un bambino rappresenta dunque una scelta sempre valida che potrebbe davvero fare la differenza nella vita di una persona.

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